La moda junior nel 2012-22 – Nota a cura del Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia
giugno 21 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, NewsIl bilancio settoriale del 2021
Come rilevato per la filiera tessile-abbigliamento nel suo complesso, dopo aver accusato il contraccolpo della pandemia, anche il childrenswear cambia passo e recupera prontamente terreno. Più in dettaglio, sulla base del bilancio settoriale elaborato dal Centro Sudi di Confindustria Moda, il childrenswear (accezione questa che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo ed accessori inclusi) archivia il 2021 con un turnover in crescita del +15,5%, dinamica che riporta il livello a poco più di 3 miliardi, ovvero su valori solo lievemente inferiori a quelli del 2019. Nei dodici mesi il settore ha guadagnato infatti 408 milioni di euro, con un ammanco solo di 49 milioni di euro rispetto al 2019 (-1,6%). Le stime rilasciate lo scorso Gennaio in occasione della precedente edizione di Pitti Bimbo, allorquando ci si attendeva un ritorno di un’evoluzione favorevole pari al +14,0% risultano, dunque, sostanzialmente in linea con il consuntivo.
Parimenti, il valore della produzione (che, si ricorda, prova a stimare il valore dell’attività produttiva italiana al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta un’inversione di tendenza, che porta a contabilizzare un incremento del +16,8% rispetto all’anno precedente.
Considerando il trade con l’estero, l’export di comparto, dopo la flessione del -13,7% nel corso del 2020, archivia un aumento del +18,6% su base annua, dinamica questa che conduce le vendite estere a poco più di 1,3 miliardi di euro. L’incidenza media delle vendite oltreconfine sul giro d’affari complessivo sale, pertanto, al 42,8%. Anche le importazioni settoriali tornano interessate da un ritmo vivace pari al +11,1%, per totale di circa 1,9 miliardi di euro.
A fronte del suddetto andamento dell’interscambio con l’estero, la bilancia commerciale settoriale si conferma in disavanzo per -672 milioni, portandosi su livelli migliori a quelli del 2018-2019.
Nel 2021 l’export del solo abbigliamento per neonati (per il quale si possono isolare le voci doganali di pertinenza e, quindi, i flussi commerciali con l’estero per Nazione) presenta una dinamica in linea con il settore nel suo complesso, segnando un +18,8%, per un totale di 170,2 milioni di euro circa. Primo mercato di sbocco, evidentemente per la fascia lusso, risulta la Svizzera, piattaforma logistico-commerciale per molte griffe operanti anche nel segmento junior/neonato: l’export cresce del +20,6%. Al secondo posto segue la Spagna, caratterizzata da una lieve variazione positiva (+0,8%), mentre la Francia, terza, assiste ad un aumento sostenuto pari al +60,0%. Resta in flessione il Regno Unito, nella misura del -29,4%. Di contro, crescono le vendite estere di moda bébé non solo verso la Germania (+24,1%), ma soprattutto verso gli Emirati Arabi (+113,8%). Pur su valori piuttosto contenuti, si registra un trend favorevole anche per gli USA (+98,5%) e per la Corea del Sud (+44,7%).
Sempre con riferimento al solo abbigliamento bébé, le importazioni dall’estero in Italia hanno sperimentato una dinamica altrettanto positiva pari al +11,7%. La Cina si conferma primo supplier con un’incidenza sul totale importato di comparto pari al 22,2% e, dopo tre anni consecutivi in territorio negativo, torna a segnare una crescita nell’ordine del +6,3%. Al secondo posto, la Spagna assicura il 17,1% del totale e mostra un incremento del +15,9%. Su valori simili, il Bangladesh presenta un’incidenza del 15,0%, crescendo del +4,3%. Pur con quote ben più contenute, anche Francia ed India, quarto e quinto fornitore, si rivelano in crescita, rispettivamente del +12,3% e del +14,1%. Inoltre, sia le merci provenienti dai Paesi Bassi sia dalla Turchia evidenziano dinamiche positive, il primo del +69,7%, la seconda del +16,0%.
Venendo ora a considerare il mercato italiano, nell’anno solare 2021, il sell-out di moda junior, secondo le rilevazioni svolte da Sita Ricerca per conto di SMI, mostra un recupero nella misura del +14,6% a valore e del +12,8% a volume. Si ricordi che nel 2020 aveva, invece, archiviato un calo del -18,1%, variazione peraltro tra le meno gravose raggiunte nel panorama italiano del consumo di Tessile-Abbigliamento in quel periodo. Sotto il profilo merceologico, il segmento ‘bambina’, strutturalmente preponderante con un’incidenza del 47,1% sui consumi nazionali di childrenswear, è stato caratterizzato da una variazione del +15,1%; leggermente più tonico è risultato il segmento ‘bambino’, in aumento del +16,2%. Il ‘neonato’, a quota 14,2% del totale settoriale, è cresciuto del +9,9% su base annua. Nonostante ciò, resta un gap rispetto ai livelli del 2019 nell’ordine del -6,1%; tutti e tre i comparti risultano inferiori su percentuali pressocché simili: -6,4% la ‘bambina’, -5,4% il ‘bambino’, -7,0% il ‘neonato’.
Dal punto di vista temporale, dopo un gennaio-febbraio 2021 chiusosi ancora in territorio negativo a -11,6%, la P/E 2021, a confronto con la P/E 2020 in larga parte coincidente con una delle fasi più acute della pandemia, presenta una performance molto favorevole che porta a raggiungere il +27,2%; in tale periodo, il ‘bambino’ archivia una variazione del +32,3%, la ‘bambina’ cresce del +27,8%, mentre il ‘neonato’ segna una variazione del +17,2%. Su tale risultato stagionale ha pesato il deciso rimbalzo del marzo-aprile, contabilizzato al +96,2%; segue poi una decelerazione della crescita al +18,6% nel maggio-giugno. Il luglio-agosto assiste, infine, ad un risultato ancora più contenuto, pari al +2,3%. Similmente, anche bimestre settembre-ottobre (si ricordi unico positivo nel 2020 a +1,8%) non va oltre al +2,5%. Gli ultimi due mesi si concludono poi con il ritorno di una crescita piuttosto sostenuta, pari al +28,1%. Il 2022 si apre con una prosecuzione dell’andamento favorevole, con il primo bimestre in aumento del +5,0%; l’A/I 2020-21 si chiude, pertanto, con un incremento medio pari al +12,3% in valore (+8,5% in volume). A livello di segmento, nella stagione autunnale, al contrario di quanto emerso nella P/E, si rileva una variazione maggiormente positiva per la ‘bambina’, ovvero +14,0%; il ‘bambino” sale del +12,1%, mentre il ‘neonato’ cresce del +7,4%.
L’analisi del sell-out per canale mette in luce l’evoluzione delle scelte di acquisto dei consumatori con riferimento allo junior. Sulla base delle rilevazioni statistiche di Sita Ricerca per SMI (in tal caso riferite al periodo compreso dalla Primavera/Estate 2021 all’Autunno/Inverno 2021-22) le catene si confermano primo canale per sell-out intermediato, con un’incidenza del 46,8% sul totale (rispetto al 46,2% del periodo P/E 2020 – A/I 2020-21) e chiudono il periodo in esame con un aumento del +19,7%. Per tale format ha over-performato il sell-out del ‘bambino’ (+25,2%); segue poi la ‘bambina’ a +19,0%, mentre il ‘neonato’ registra un +13,3%.
La GDO nel suo complesso copre il 29,5% del mercato e vede i suoi tre principali “attori” interessati da performance favorevoli, su tassi peraltro piuttosto simili: i grandi magazzini (15,0% di quota) crescono del +22,8%, le grandi superfici (10,5% di quota) del +24,7%, infine il canale food (4,0% di quota) sperimenta una dinamica pari al +18,4%.
Se nel periodo compreso tra la P/E 2020 e l’A/I 2020-21 il dettaglio indipendente aveva accusato perdite ben più contenute rispetto agli altri format (-14,6%), nelle stagioni in esame l’indipendente archivia una variazione molto positiva, pari al +24,7%; dal 12,3% di quota, si porta pertanto al 13,0%. A tale risultato hanno contribuito soprattutto il segmento ‘bambino’ e ‘neonato’: il primo è cresciuto del +30,6%, il secondo del +26,2%. Una performance soddisfacente ha, comunque, interessato anche la ‘bambina’, in aumento del +18,6%.
La forte spinta all’e-commerce indotta dalla pandemia (+33,1% per il sell-out di moda junior nel periodo compreso tra la P/E 2020 e l’A/I 2020-21) trova un ridimensionamento nei mesi qui analizzati: il sell-out del canale digitale, pari al 6,9% del mercato, si rivela l’unico in area negativa e cede -16,2%. Sgranando maggiormente l’analisi, si riscontrano contrazioni di portata piuttosto simile per il segmento ‘bambina’ e ‘bambino’, in calo rispettivamente del -14,1% e del -15,7%; il ‘neonato’ flette, invece, del -29,2%. Nonostante la flessione, il livello resta superiore a quello archiviato nel 2019 (+11,6%).
Dopo la debacle del 2020, anche gli outlet trovano nuovo interesse da parte dei consumatori, sperimentando un rimbalzo di oltre il +100%.
Venendo ora all’anno in corso, secondo i dati ISTAT ad oggi disponibili con riferimento al solo segmento bebè, da gennaio a marzo 2022 l’export presenta una crescita del +2,2%, su toni, dunque, più modesti rispetto a quelli evidenziati nel 2021; del resto, tra i principali mercati non tutti risultano in crescita. La Svizzera, ad esempio, cede il -27,7% e scivola in terza posizione, superata da Spagna e Francia. L’export verso la Spagna cede tuttavia il -3,5%, mentre verso la Francia cresce del +20,2%. Sperimenta un rimbalzo anche il Regno Unito, in aumento del +30,8%; dinamica del +16,4% caratterizza le vendite in Germania. Di contro, l’export verso gli Emirati Arabi Uniti arretra del -28,2%. Pur su valori contenuti (3,0% del totale esportato settoriale del trimestre) evidenzia un aumento delle esportazioni del +21,6% la Russia. Parallelamente, l’import di abbigliamento 0-3 anni presenta un’accelerazione della crescita al +25,6%. I primi quattro supplier mostrano tutti aumenti sostenuti: le merci provenienti dalla Cina crescono del +25,3%, dalla Spagna del +27,1%, dal Bangladesh del +36,3% similmente all’India (+34,8%). Di contro cede il -6,8% l’import dalla Francia. Dinamica vivace, pari al +64,1%, coinvolge anche i Paesi Bassi, tradizionale ingresso per merci provenienti soprattutto dall’Asia.