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La Tessitura Italiana nel 2019/2020 (Nota a cura di CONFINDUSTRIA MODA – Centro Studi per SMI)

febbraio 7 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Economia, News, Prato

Il 2019 DELLA TESSITURA ITALIANA SI E’ CHIUSO NEGATIVAMENTE (‐4,7% IL FATTURATO COMPLESSIVO, FRUTTO DEL CALO DELLE ESPORTAZIONI (‐3,8%) E DEI CONSUMI INTERNI. L’ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE TUTTAVIA RISULTA SUPERIORE A 2,25 MILIARDI DI EURO. A DETERMINARE IL RISULTATO HANNO CONCORSO TUTTI I COMPARTI, CON IN TESTA IL LANIERO, CHE NEGLI ANNI PRECEDENTI AVEVA, INVECE, CONTRIBUITO A DETERMINARE L’ANDAMENTO COMPLESSIVAMENTE POSITIVO DELLA TESSITURA ITALIANA. I RISULTATI POSITIVI DI USA (+3,1%), FRANCIA (+2,2%), PORTOGALLO (+10,4%), SPAGNA (+5,1%), BULGARIA (+11,5%) E GIAPPONE (+8,5%), NON SONO BASTATI A INVERTIRE IL TREND NEGATIVO REGISTRATOSI SU IMPORTANTI MERCATI: GERMANIA (‐15,3%), CINA (‐6,5%) E HONG KONG (‐19,2%), ROMANIA (‐9,3%), TUNISIA (‐11,8%) E TURCHIA (‐15,3%).

1. Il bilancio preconsuntivo del 2019

La tessitura made in Italy (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia), secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI ‐ basate sul quadro congiunturale di riferimento e sulle Indagini Campionarie interne ‐ è attesa archiviare il 2019 in area negativa. Dopo un biennio di bassa crescita, il 2019 torna interessato da performance sfavorevoli; il turnover complessivo, stimato prudenzialmente in calo del ‐4,7%, pertanto, si porterebbe sui 7,6 miliardi di euro, concorrendo così al 13,8% del fatturato generato dal complesso della filiera Tessile‐Moda (cfr. Fig. 1).

Sul bilancio settoriale,  incide  la  contrazione  delle  vendite  sui  mercati  esteri,  specie per un comparto come quello laniero, che si era mostrato in crescita negli anni più recenti. Lo stesso mercato interno, principalmente focalizzato su produzioni di capi di alta gamma spesso destinati alla successiva riesportazione, non si è rivelato pienamente soddisfacente; o quanto meno non per tutti i comparti.

Infatti, con riferimento ai diversi segmenti qui monitorati, la tessitura liniera e la tessitura serica sono attese archiviare il 2019 in area positiva, “premiate” sia dalla domanda estera sia dalla domanda interna. Di contro, la tessitura cotoniera e la tessitura a maglia restano interessate dal trend riflessivo come già nel 2018, mentre la tessitura laniera ‐ comparto preponderante con una quota sul totale del 41,0% ‐ dopo ben cinque anni di crescita consecutiva cambia passo e accusa una flessione del fatturato, da ricondurre a cali sia interni sia oltreconfine.

Il valore della produzione (che nelle stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda tenta di depurare il valore delle vendite totali dal contributo derivante dalla commercializzazione di prodotti importati) risulta caratterizzato da un’evoluzione negativa, che conduce a prevedere un calo almeno del ‐4,9%.

In relazione all’occupazione, in corso d’anno non sono mancate frizioni per il comparto della tessitura. Dall’Indagine Congiunturale condotta da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a SMI emerge come nel corso del 2019 le tessiture laniere a campione abbiano registrato un moderato aumento degli addetti nel gennaio‐marzo (+0,9%), seguito tuttavia da una contrazione sia nel secondo (‐1,6%) sia nel terzo (‐2,5%) trimestre.

Guardando agli scambi con l’estero di tessuti “da” e “verso” l’Italia, nel 2019 emerge per l’export un aggravamento del trend negativo, le cui avvisaglie si erano manifestate già nel 2018, mentre le importazioni vedono un deciso rallentamento del tasso di caduta.

Nell’arco dei dodici mesi infatti l’export dovrebbe assistere ad un decremento nella misura del ‐3,8%; tale dinamica porterebbe il livello complessivo del fatturato estero a poco più di 4,1 miliardi di euro. Contestualmente, le importazioni dall’estero dovrebbero frenare al ‐0,5%, assestandosi su circa 1,9 miliardi.

A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo commerciale di comparto assisterebbe ad un assottigliamento (oltre 150 milioni di euro in meno nei dodici mesi), portandosi sui 2.260 milioni di euro. Il surplus della tessitura dovrebbe concorrere, comunque, al 24% circa del saldo commerciale della filiera Tessile‐Moda nel suo complesso. Relativamente alla domanda interna (approssimata nella variabile “consumo apparente”), spesso rappresentata dalle griffe del lusso, si registra una flessione stimata nell’ordine del ‐4,0%.

Secondo le rilevazioni ISTAT inerenti la produzione fisica (cfr. Fig. 2), nel corso del 2019 la tessitura ortogonale è stata caratterizzata da dinamiche negative. Nel primo trimestre si rileva un calo tendenziale del ‐3,5%, nel periodo aprile‐giugno la flessione si accentua al ‐7,6%, mentre da luglio e settembre registra una variazione del ‐6,9%. Nel caso della tessitura a maglia, l’indice di produzione ISTAT fa registrare sia nel primo sia nel secondo trimestre delle variazioni più gravose rispetto a quelle evidenziate dall’ortogonale, ovvero ‐6,5% nel gennaio‐marzo e ‐9,1% da aprile a giugno; nel terzo trimestre decresce, invece, nella misura del ‐6,7%.

Se si considerano, invece, i nove mesi, si archiviano una flessione delle attività produttive del ‐6,0% nel caso della tessitura ortogonale e un decremento del ‐7,5% nel caso della tessitura a maglia.

A completamento di tale quadro, i più recenti dati disponibili e relativi al periodo ottobre/novembre indicano una prosecuzione del trend negativo per i comparti in esame, pur in lieve decelerazione visto che almeno un mese (ottobre per la tessitura ortogonale, novembre per il tessuto a maglia) risulta stabile sui livelli dello stesso mese del 2018. Il bimestre chiude, comunque, per entrambi con un calo di oltre il ‐4,0%.

2. Il commercio con l’estero nei primi dieci mesi del 2019

Focalizzando l’analisi sugli scambi con l’estero che hanno interessato i tessuti a maglia e i soli tessuti ortogonali a prevalenza di fibra naturale (cfr. Fig. 3 Nota 1), si rileva che da gennaio ad ottobre 2019 le vendite oltreconfine, che nei dieci mesi del 2018 avevano archiviato una variazione pari al ‐0,4%, accusano un deterioramento raggiungendo un tasso di decremento del ‐4,6%.

L’export di periodo si porta, pertanto, a 2.889 milioni di euro, “perdendo” quasi 140 milioni rispetto al gennaio‐ottobre 2018. A volume, invece, si assiste ad una flessione pari al ‐3,3%, in linea con quella già registrata nei dieci mesi del 2018.

Contestualmente l’import dall’estero abbandonato il sentiero positivo già nel corso del 2018, decelera al ‐2,6% portandosi a 1.267 milioni di euro; a volume il decremento risulta, invece, pari al ‐4,3%.

Se si guarda alle macro‐aree geografiche, sul fronte export, come indicato in Fig. 3, le aree intra‐UE e quelle extra‐UE presentano entrambe un’evoluzione sfavorevole: le prime, con un’incidenza del 49,8%, cedono il ‐4,1%, le seconde (che assorbono il 50,2%) calano del ‐5,1%. Negli ultimi dieci anni, solo in altre tre occasioni le aree extra‐UE avevano performato peggio delle aree UE, ovvero proprio nel 2009 e nel biennio 2013‐2014. Anche relativamente all’import, entrambe le aree risultano riflessive; gli approvvigionamenti extra‐UE che coprono il 68,0% dell’import totale di tessuti in Italia ‐ calano però del ‐2,1%, mentre quelli intra‐comunitari (che incidono per il 32,0%) sperimentano una flessione del ‐3,7%.

Al di là del dato medio per macro‐area, è oltremodo interessante analizzare le dinamiche sperimentate dai singoli Paesi, principali partner commerciali delle aziende italiane di tessitura (cfr. Tab. 2), che sperimentano, del resto, andamenti peculiari e spesso divergenti.

I primi dieci mesi del 2019 vedono alcuni tra i maggiori “tradizionali” partner accusare flessioni di un certo rilievo; su tutti, la Germania, pur restando primo sbocco a quota 8,3% del totale settoriale esportato, accusa una flessione pari al ‐15,3%. Cala inoltre la Romania, nella misura del ‐9,3%, mentre la Cina perde il ‐6,5%, con Hong Kong, scivolato in dodicesima posizione, in arretramento del ‐19,2%. Nonostante i suddetti andamenti, l’export complessivo a valore verso Cina e Hong Kong, pari a poco più di 286 milioni di euro, si conferma superiore a quello destinato in Germania, convalidando l’area “Cina‐Hong Kong” quale primo sbocco della tessitura made in Italy. Contrazioni a doppia cifra colpiscono inoltre Tunisia (‐11,8%) e Turchia (‐15,3%).

D’altro canto, non mancano importanti Paesi interessati da una crescita delle esportazioni di tessuti italiani. Tra questi, si segnala la Francia, in aumento del +2,2%, seconda destinazione dopo la Germania a quota 7,4% del totale. A un trend favorevole assiste anche l’export verso gli USA, nell’ordine del +3,1%, per un totale di quasi 132 milioni di euro. Inoltre si incrementano le vendite di tessuti diretti sia in Spagna sia in Portogallo, in aumento rispettivamente del +5,1% e del +10,4%; sommando l’export verso queste due Nazioni (oltre 259 milioni), la penisola iberica supererebbe la Germania, posizionandosi solo dopo l’area “Cina‐Hong Kong”.

Restando nell’ambito dei primi 15 mercati, assistono ad incrementi delle esportazioni di tessuti anche Giappone (+8,5%) e Bulgaria (+11,5%), mentre dinamiche riflessive coinvolgono Regno Unito (‐1,4%), Polonia (‐7,8%) e Corea del Sud (‐3,9%).

Passando all’analisi dei mercati di origine dei tessuti importati in Italia, caratterizzati da un’elevata concentrazione dal punto di vista geografico nell’universo extra‐UE (68,0%), si trova ancora una volta conferma, come rilevato nel più recente passato da queste colonne, dei primi due supplier ovvero Cina e Turchia, la prima con un’incidenza del 27,4% sul totale importato di comparto, la seconda del 19,1%. Nel periodo in esame, tuttavia, mentre l’import dalla Cina sperimenta una variazione positiva pari al +3,8%, quello dalla Turchia perde il ‐6,2%.

Passando ai supplier con un’incidenza inferiore al 10%, il Pakistan fa registrare un calo del ‐3,0%, mentre una flessione double‐digit colpisce l’import dalla Repubblica Ceca (‐13,5%). Se i flussi di tessuti provenienti dalla Germania crescono del +2,7%, perdono, invece, terreno quelli da Ungheria (‐2,6%), Spagna (‐22,0%) e Romania (‐8,1%).

Come discusso più approfonditamente poco oltre, il risultato sui mercati internazionali che ha interessato la tessitura nel suo complesso non dà conto delle eterogenee performance che hanno interessato le singole tipologie di tessuto qui considerate (Fig. 4). Passando, dunque, all’analisi per tipo di tessuto, nel periodo gennaio‐ottobre 2019 assistono ad un aumento delle esportazioni i tessuti linieri, nella misura del +7,0%, e i tessuti in pura seta, nella misura del +3,0% (con il tessuto serico ‐ che pur non rientra nei dati di commercio estero qui illustrati ma solo in Tabella 1 ‐ a +0,7%). In ambito laniero, i tessuti cardati calano oltreconfine del ‐4,3%, ma sono i pettinati ad evidenziare la flessione più significativa, perdendo il ‐8,3%. L’export di tessuti di cotone cede, invece, il ‐5,8%, mentre quello dei tessuti a maglia flette del ‐2,9%.

Guardando all’import, da gennaio ad ottobre 2019 si registrano incrementi circoscritti (come nel caso dell’export) al tessuto liniero, in aumento del +16,4%, e al tessuto a maglia che segna un modesto +0,5%. Le altre merceologie evidenziano, invece, tutte degli arretramenti. I tessuti di cotone d’importazione si riducono del ‐3,8%, mentre i tessuti lanieri cedono il ‐3,9% nel caso dei pettinati e il ‐17,2% nel caso dei cardati. I tessuti in seta, infine, calano del ‐13,1%.

Circa l’evoluzione della tessitura nei primi mesi del 2020, considerando le aspettative di breve termine monitorate nell’ambito dell’Indagine Congiunturale Confindustria Moda ‐ SMI effettuata lo scorso novembre, gli operatori a campione attivi nel comparto della tessitura laniera propendevano nel 66,7% dei casi per una prosecuzione delle sfavorevoli condizioni di business sperimentate nel corso del 2019, mentre la restante parte (33,3%) paventava addirittura un peggioramento. Gli ordini in portafoglio per la P/E 2020, pur provvisori e parziali al momento della rilevazione, risultavano complessivamente negativi. La raccolta italiana registrava una variazione superiore al ‐10,0%, mentre quella estera, pur invertito il trend, non andava oltre al +0,6%.

Al di là di questi pochi numeri, l’occasione fieristica di Milano Unica si rivelerà un termometro del mercato oltremodo fondamentale sullo status quo e sulle prospettive di breve‐medio termine che si dischiudono per il comparto. Intercettando gli orientamenti dei maggiori player e buyer del settore, sarà dunque possibile formare al meglio le aspettative sull’evoluzione della tessitura italiana nei mesi a venire.

 

Pubblicazione a cura di Confindustria Moda

La presente pubblicazione (in seguito Documento) è opera esclusiva ed originale di Confindustria Moda a favore della Federazione Tessile e Moda – SMI (per il tramite di Tessile & Moda Service ‐ Soc. Unipersonale). Confindustria Moda è impegnata in numerose attività aventi ad oggetto la tutela e la promozione degli interessi di categoria delle imprese tessili‐moda. Il presente Documento, realizzato per SI.TEX Spa, è destinato ad essere distribuito via posta, elettronica o ordinaria, e non può essere ridistribuito, riprodotto, pubblicato o alterato in alcuna delle sue parti da soggetti non espressamente autorizzati. Tutti i diritti di autore sono riservati. Il Documento ha finalità puramente informative e non rappresenta né un’offerta né una sollecitazione ad effettuare alcuna operazione. Le informazioni, le opinioni, le valutazioni e le previsioni contenute del Documento sono state ottenute o derivano da fonti che Confindustria Moda ritiene attendibili, ma che non costituiscono in alcun modo una forma di garanzia, sia implicita sia esplicita e di cui, pertanto, Confindustria Moda e la Federazione Tessile e Moda non si ritengono responsabili.

 

 


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