Lavoro minorile: 17 milioni di casi in Asia meridionale
marzo 13 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsCon i marchi impegnati a far dimenticare le immagini di bambini che lavorano sui loro prodotti, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO-International Labour Organization) stima che il numero di minorenni costretti a lavorare sia aumentato nell’Asia meridionale, zona principale per la produzione di capi di abbigliamento.
L’ILO stima così a 17 milioni il numero di bambini che lavorano nell’Asia del Sud; uno su cinque di loro ha meno di 11 anni. Un dato che colpisce in primo luogo l’India (5,8 milioni), il Bangladesh (5 milioni) e il Pakistan (3,4 milioni). Un ranking dal significato tutt’altro che banale per l’industria tessile, dato che si tratta di tre dei 10 principali Paesi fornitori dell’Unione Europea nel settore dell’abbigliamento.
E sebbene riferisca di bambini impiegati in prevalenza in ambienti agricoli, il rapporto lascia comunque supporre che la presenza di minori nei campi di cotone di India e Pakistan, che sono fra i principali produttori mondiali della materia prima, non sia stata sradicata nelle industrie locali. Quanto al Bangladesh, recenti reportage hanno mostrato dei minori vittime di abusi e violenze in varie fabbriche di abbigliamento, e altri che lavorano senza protezioni mentre manipolano i prodotti tossici che si usano in fase di conciatura.
“Benché ci sia un calo del numero di bambini che lavorano su scala mondiale, la maggior parte di loro rimane diffusa nettamente in Asia e nel Pacifico, ed è soprattutto in Asia meridionale che la portata del problema è molto preoccupante”, secondo Corinne Vargha, responsabile del programma per i diritti fondamentali del lavoro per l’ILO. “L’ILO sta lavorando con i governi dell’Asia del Sud e con vari partner per aiutare a risolvere questo problema”.