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Loro Piana: «Non lontano il ritorno ai livelli pre crisi»

giugno 16 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Economia, News

Tutti positivi gli indicatori del tessile di qualità. Il presidente di Milano Unica: «Speriamo che la politica non porti instabilità»

La prossima edizione di Milano Unica potrebbe decretare l’inizio di una vera ripresa dopo i dati positivi dell’ultimo periodo. In particolare il 2010, nonostante la crisi abbia fatto chiudere 1.500 imprese con la perdita di 25mila posti di lavoro, ha registrato un “rimbalzo” positivo del giro d’affari tessile del 16,5 per cento, superiore a quello dei comparti a valle, direttamente rivolti ai consumatori.

E anche nei primi mesi del 2011, la tendenza si conferma con un più 7,6 per cento, con le esportazioni che crescono dell’11,9 per cento. Una situazione in cui si registra anche un incremento delle imprese che saranno presenti a Milano Unica in settembre, che passeranno da 472 a 475 su quasi 18mila metri quadrati di superficie.

C’è di che rallegrarsi, come chiediamo al presidente della fiera Pier Luigi Loro Piana. «In effetti sono molto soddisfatto» risponde l’imprenditore. «Le nostre previsioni molto fiduciose si sono concretizzate. Dai colleghi raccolgo dati positivi sulle collezioni invernali e anche su quelle estive, con incrementi tra il 10 e il 30 per cento, anche se alcuni imprevisti, come il ritocco dei listini delle materie prime, hanno creato qualche incertezza. Ma se non succede nulla si più traumatico di quanto abbiamo già dovuto sopportare in questi anni, il 2011 dovrebbe chiudersi tutto in segno positivo, passando da una crisi strutturale a dovere fare i conti con problemi solo di carattere congiunturale».

I livelli pre crisi sono lontani?
Non manca molto. Già nel 2009 e nel 2010 c’è stato un recupero. Se la seconda metà del 2011 sarà ancora positiva per qualche impresa a fine anno la situazione sarà addirittura migliore rispetto al 2008.

Si diceva che il tessile, senza arrivare al consumatore finale, sarebbe stato spacciato.
A creare un tessile come il nostro ci hanno provato in tanti, ma non ci è riuscito nessuno. Le nostre imprese non fanno solo qualità, ma hanno saputo rispondere anche ad altre esigenze del mercato, come la flessibilità, la competitività e il servizio. La logistica è diventata sempre più importante. E noi siamo stati capaci di risolvere i problemi dei nostri clienti unendo tutte queste cose insieme. Ci dicevano di delocalizzare perchè non potevamo competere con i cinesi sul costo della manodopera, ma il costo del lavoro non è tutto: per noi conta molto anche il know how dei nostri dipendenti. Ora ci servono fiducia, organizzazione commerciale e marketing e Milano Unica è uno strumento che può servire a questo. Cercare di risolvere i problemi del tessile da soli, individualmente, non è possibile. Solo la grande varietà di idee che arriva dalle nostre numerose aziende può far crescere tutto il sistema.

Per questo sono tornati anche i pratesi? A settembre saranno in 46, a febbraio erano solo 30.
Loro hanno cercato di dare alla crisi una risposta immediata. Noi abbiamo scelto di investire su Milano Unica e di migliorarla, nonostante la crisi. È stata la scelta giusta.

Quindi a settembre ci saranno ulteriori novità?
Certamente. Ci sarà senz’altro la terza edizione di “On stage” con i nuovi stilisti, ma vogliamo realizzarla in una zona molto suggestiva di Milano. Stiamo lavorando per associare l’immagine del nostro Paese a quella dei nostri prodotti, per fare colpo sugli operatori che arrivano dai mercati di tutto il mondo. E vogliamo anche offrire una fiera di eccellenza molto specializzata, non un salone “tuttologo”.

Resta in rosso solo l’occupazione.
Nel tessile del nostro Paese c’è una perdita occupazionale strutturale, che di solito si risolve in una terziarizzazione del nostro comparto. Ma se ci sarà una forte ripresa e sapremo aggredire nuovi mercati (Cina, India e Sud America) non escludo che riusciremo ad aumentare i volumi e quindi l’occupazione.

Temete l’incertezza politica?
Siamo abituati da 35 anni a lavorare in un clima di instabilità. Tuttavia ci eravamo illusi di potere superare quella stagione, ma i fatti recenti del dibattito politico ci preoccupano molto. Quello che temiamo di più è che questa situazione possa provocare forti turbolenze sul piano sociale. In un momento di ripresa non ne abbiamo davvero bisogno.

Vi soddisfano i passi avanti fatti sul made in in Europa?
Siamo grati a quelli che si impegnano ogni giorno e che hanno ottenuto qualche risultato, ma si tratta di un processo che va avanti con la velocità di una lumaca. Abbiamo tentato anche di forzare la mano, con iniziative come la legge Reguzzoni-Versace, ma siamo finiti fuori strada. Bisognerebbe arrivare al sodo, soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità dei prodotti, anche se il made in Italy non è più solo una certificazione di origine, ma è diventato un valore aggiunto per i nostri prodotti.


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