Moda, Tessile, Abbigliamento

Marenzi: «Vogliamo una filiera regolamentata»

dicembre 13 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

La presentazione dei risultati 2013 del settore sono l’occasione per Claudio Marenzidi fare un bilancio dei primi sei mesi di presidenza di Smi: «Si tratta di un incarico gravoso, ma in questo momento occorre che le aziende spingano sulle strategie associative». Tra le priorità del 2014 la difesa della tracciabilità, la regolamentazione della filiera e l’occupazione.

«La Francia non è un sistema, ma due super gruppi: il vero sistema è il nostro, e sistema significa trovare compromessi tra le esigenze del piccolo, del medio e del grande, tra il monte e il valle», ha dichiarato Marenzi che annunciando un’iniziativa che ha l’obiettivo di tutelare la filiera, ha aggiunto: «Abbiamo studiato un capitolato che garantisca un buon equilibrio tra i settori a monte e quelli a valle della filiera e tra le piccole aziende e quelle di grandi dimensione. Per questo fisseremo una serie di parametri per gli aspetti giuridici e legali e per quelli tecnici. In più prevederemo una regolamentazione per la parte etica».

Rispetto allo scenario economico, il mercato interno attualmente in terreno negativo offrirà segnali di miglioramento nel secondo semestre del 2014 tanto da portare finalmente a un punto di svolta: «Si intravede un certo risveglio soprattutto della parte a monte, dovuto a una maggior richiesta all’estero dei nostri tessuti. Complessivamente nei prossimi sei mesi per il settore si profila una crescita dell’2,1%», ha anticipato Marenzi.

Per il neo presidente di Smi, infine, un altro problema principe resta quello relativo alle certificazioni di origine: «Siamo ancora indietro», ha detto Marenzi. Smi da tempo chiede di rendere obbligatoria, come in tutte le altre parti del mondo la certificazione di origine sul prodotto. Se dunque il prodotto è stato fatto in Italia, deve esserci scritto made in Italy, o almeno made in Europe, a identificare così un’area di origine per salvaguardare le filiere manifatturiere, ma soprattutto il consumatore, che deve essere consapevole di ciò che sta acquistando.

«Per portare avanti il made in – ha concluso – occorrerà un appoggio forte a livello istituzionale. Sempre che «questo governo, al contrario di quelli che l’hanno preceduto, non consideri questo settore come merce di scambio per aiutare altri comparti».


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