Moda, Tessile, Abbigliamento

Rilancio della manifattura e attente politiche commerciali. La ricetta di CNA Federmoda

aprile 17 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Carpi, News

Da qualche mese a Bruxelles si sta discutendo sulle prospettive dell’industria della moda europea. Un settore quello della moda tenuto fino ad oggi in scarsa considerazione dalle Istituzioni europee così come da quelle dei diversi Stati membri. Di tanto in tanto, negli anni passati erano stati organizzati degli incontri su sollecitazione dei rappresentanti del mondo imprenditoriale, ma senza che questo avesse mai portato alla definizione di progettualità per il settore.

L’attuale Commissione Europea (CE) sembra intenzionata a cambiare atteggiamento verso questo settore che in termini di export registra oltre 49 miliardi di euro, ha circa 3 milioni di addetti distribuiti in 230.000 aziende.

La Commissione Europea ha dunque avviato un’analisi del sistema moda europeo confrontandosi con i principali stakeholder del settore, un lavoro questo finalizzato a predisporre una Comunicazione sul settore attesa per la fine dell’anno in corso. L’iniziativa non è però isolata, anche il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) proseguendo un lavoro di qualche anno fa ha voluto approfondire la discussione sul settore ed in collaborazione con la stessa Commissione Europea ha svolto venerdì 13 aprile u.s. un workshop sull’Industria europea della moda. Una giornata di lavoro che ha visto i vertici della DG Imprese della CE, Daniel Calleja Crespo e Jean-François Aguinaga e del CESE, Anna Maria Darmanin, Henri Malosse e Sabrina Tesoka confrontarsi su diversi panel tematici con rappresentanti delle Associazioni imprenditoriali, dei Sindacati dei lavoratori e di Centri di ricerca.

CNA Federmoda ha partecipato a questo workshop con il Responsabile Nazionale, Antonio Franceschini che nel suo intervento ha messo in evidenza come sia apprezzabile questo diverso approccio da parte della Commissione Europea verso il settore, che fino a qualche anno fa riteneva il sistema moda senza un futuro europeo. “Nella complessità del problema, le azioni da intraprendere sono evidenti, – ha dichiarato Antonio Franceschini – si tratta solo di volerle davvero perseguire con politiche industriali, politiche per l’istruzione e la formazione e politiche commerciali conseguenti.” “Tra i filoni d’intervento, riteniamo sia opportuno focalizzarci – ha proseguito Franceschini – nel mantenere le competenze e le capacità produttive  che hanno fatto e fanno apprezzare questo settore sui mercati internazionali. Questo significa sostenere e promuovere la creatività e l’innovazione ma lavorare anche per preservare e rilanciare la manifattura europea. Non è possibile pensare ad un settore come questo senza una consolidata produzione in Europa. La prossimità tra produzione e creatività è un elemento discriminante. Deve essere riportata nelle scuola l’attenzione verso il lavoro manuale, deve essere sviluppata una campagna europea per il rilancio della manifattura. Il secondo filone deve sostenere le imprese nel loro sforzo per conquistare sempre maggiori quote di mercato e questo significa sostenere la promozione delle produzioni moda e lavorare intensamente nell’ambito dei negoziati internazionali per abbattere o almeno ridurre le barriere tariffarie e non tariffarie che ostacolano l’esportazione delle produzioni di tessile, abbigliamento, pelle e calzature in diversi Paesi.”

 


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