Moda, Tessile, Abbigliamento

Tessile green: anche Confindustria Toscana Nord aderisce a Cobat tessile

aprile 5 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Le linee generali della strategia europea per un tessile più sostenibile erano già implicite nel piano di azione per l’economia circolare adottato dalla Commissione europea due anni fa; ma lo scorso 30 marzo è stato fatto un ulteriore passo, attraverso la presentazione da parte della stessa Commissione europea di un pacchetto che definisce in termini più precisi gli obiettivi UE per il tessile.

I prossimi passaggi a livello europeo e nazionale andranno a delineare in termini normativi le azioni da realizzare concretamente da parte di tutti gli attori in campo (produttori, istituzioni, consumatori), ma la strada è già chiaramente tracciata: i prodotti tessili dovranno essere progettati e realizzati in modo da essere più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili; i rifiuti tessili in senso proprio – vale a dire gli scarti della produzione e del consumo che tecnicamente non possono essere reimmessi in alcun modo nel ciclo produttivo – dovranno essere sempre di meno, tendendo virtualmente a zero.

Il tessile è uno dei settori su cui la UE punta per incidere positivamente in direzione di un uso razionale delle risorse. Dati della stessa UE evidenziano come negli ultimi 25 anni i cittadini degli stati che la compongono abbiano acquistato abbigliamento in una quantità maggiore del 40% rispetto ai periodi precedenti; in sostanza i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Gli indumenti usati vengono in parte esportati al di fuori della UE, ma in massima parte (87%) vengono inceneriti o portati in discarica; a livello mondiale, meno dell’1% degli indumenti viene riciclato come vestiario. La UE punta il dito anche contro la pratica della distruzione dei capi invenduti ed evidenzia la necessità che la produzione tessile venga effettuata nel rispetto dei diritti sociali.

“Le strategie UE danno un severo giro di vite a un modello di produzione e di consumo che è apparso per qualche tempo normale e consolidato, ma che viene ormai percepito come inattuale non solo a livello politico ma anche da una parte crescente dell’opinione pubblica – commenta Francesco Marini, componente il Consiglio di presidenza di Confindustria Toscana Nord -. Il vento è cambiato: il tessile è chiamato a essere responsabile verso l’ambiente non solo dal punto di vista della sicurezza chimica come avviene da anni con le norme Reach, ma per tutti aspetti che hanno relazione con la sostenibilità, a partire da quell’ecodesign che è cruciale per avere prodotti con caratteristiche tali da essere riutilizzabili e riciclabili al meglio. Per Prato questo ‘new deal’ del tessile è più un’opportunità che una minaccia: il distretto è attrezzato come nessun’altra realtà produttiva nazionale o internazionale per raccogliere la sfida della sostenibilità. Non mi riferisco solo alla storica competenza sul riciclo delle fibre, che oggi peraltro va ormai oltre la lana e le fibre naturali, ma a un modo di produrre che nel tempo si è qualificato sempre di più da tutti i punti di vista, incluso quello dell’ecosostenibilità. Per noi i limiti posti dalla UE possono tradursi in un fattore competitivo importante. Ma niente avviene e avverrà in automatico: il distretto deve stare attento a rimanere bene inserito in questi processi. Da qui il nostro convinto sì all’hub del riciclo tessile e la recentissima adesione di Confindustria Toscana Nord a Cobat tessile.”

“La nostra associazione ha deciso di aderire a Cobat tessile, consorzio volontario per la raccolta, il trattamento e l’avvio a recupero di prodotti tessili giunti a fine vita, ritenendo che nel quadro normativo che si va delineando sia necessario presidiare anche questa fase del ciclo del riutilizzo dei materiali – spiega Maurizio Sarti che del neo costituito consorzio è il presidente, oltre ad essere stato appena rieletto alla presidenza della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Il ruolo delle piattaforme di questo genere è particolarmente importante e delicato anche alla luce della norma europea sull’EPR-Responsabilità estesa del produttore, che si applicherà anche al tessile dopo essere ormai parte integrante dei cicli produttivi di altri settori. Per sintetizzare la finalità dell’EPR, questa comporta che siano i produttori stessi a farsi carico degli oneri necessari per garantire una adeguata gestione del fine vita dei prodotti, in pratica – nel caso del tessile – la raccolta, selezione e indirizzamento dei capi usati verso le tre possibili destinazioni: il riuso del capo come seconda mano, il riutilizzo delle fibre che lo compongono o, in ultima istanza, la classificazione come rifiuto. Questa terza opzione dovrà ridursi sempre più: ricordo che anche il PNRR italiano, facendo proprie le istanze europee, parla di recupero del 100% degli scarti tessili. L’applicazione dell’EPR pone problemi rilevanti di definizione delle modalità di esazione del contributo che i produttori si troveranno a dover acquisire dai consumatori per poi girarlo alle piattaforme di recupero: una filiera articolata e particolare come quella della moda richiede delle cautele particolari. Da qui la decisione di avvalerci delle competenze forti di un soggetto come Cobat per intraprendere un percorso il cui tracciato è in gran parte ancora da definire.”

Cobat tessile è nato nell’ambito di Cobat spa, la più grande piattaforma dell’economia circolare in Italia già impegnata nella raccolta e riciclo di prodotti di settori come elettronica, pile e accumulatori, pneumatici, materiali compositi. Link per ulteriori informazioni

 


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