Un primo bilancio di Pitti Uomo 97
gennaio 10 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsChiaramente uno degli eventi più attesi e quindi anche più chiacchierati, resta Pitti Uomo, termometro fondamentale per il mercato e gli appassionati.
Luogo riconosciuto ormai a livello internazionale come ritrovo per la comunità della moda, per scoprire nuovi prodotti, nuove sensibilità e perché no, nuovi impulsi culturali.
Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, si è espresso più volte dicendosi soddisfatto di come si stiano muovendo gli affari in Fortezza, ringraziando gli oltre 1200 espositori per le tante presentazioni, gli eventi e la tanta energia espressa:
“Ancora una volta hanno portato a Firenze i frutti della loro costante ricerca su materiali e tecniche manifatturiere e di una sapiente innovazione stilistica, oltre a più raffinate strategie di comunicazione e promozione.”
Ormai fondamentale un passaggio sulla comunicazione e quindi sui curatori a livello marketing:
“Hanno scoperto tanti brand nuovi e interessanti in tutto il mondo e hanno costruito per questa edizione di Pitti Immagine Uomo un’offerta ampia diversificata e per molti versi inedita, molto apprezzata dai compratori. I migliori – le boutique più influenti, i grandi department stores, le piattaforme e.commerce di fascia alta – ci sono tutti: la loro capacità di spesa è in continuo aumento, considerati per esempio i fenomeni di concentrazione che si stanno verificando nel retail internazionale.”
Chiaramente la discussione gira sul punto fondamentale: le presenze. Quest’anno in linea con le ultime stagioni:
“Ai primi posti i compratori da Germania, Giappone, Regno Unito, Spagna, Francia, seguiti da Stati Uniti, Corea, Russia, Cina e gli altri principali mercati europei. D’altra parte i numeri nudi e crudi di presenze ci dicono ormai poco o niente sulla reale consistenza di un salone globale come Pitti Uomo, quando, come ha ricordato il presidente Marenzi all’inaugurazione, pochi buyers scelti fanno volumi di ordini paragonabili a quelli che fino a qualche anno potevano sostenere centinaia di piccoli negozi. Questa è di gran lunga la cosa più importante per i brand che espongono”.
Si percepisce chiaramente un desiderio di superare le difficoltà e le chiusure che sembrano caratterizzare questa fase delle relazioni internazionali e le tensioni sociali presenti, in questo, Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine ci ha tenuto a chiarire:
“Pitti Uomo non è soltanto un salone commerciale di successo per la moda e il lifestyle maschile di successo, è un sismografo delle tendenze sociali culturali, che poi si riflettono sui comportamenti di consumo e di comunicazione. Ciò fa sì che le nostre responsabilità in termini di comunicazione ed eventi siano ancora maggiori, poiché la comunità internazionale della moda si aspetta che da qui partano non solo prodotti di moda, ma anche nuove sensibilità, impulsi culturali e di costume. In questo il prestigio e la fama di Firenze aiutano molto: per esempio non è affatto marginale che una solida campagna per la sostenibilità, dove il sistema moda italiano gioca un ruolo centrale e avanzato, trovi in questa città riferimenti ineguagliabili di una cultura altissima costruita sui principi dell’equilibrio e dell’armonia tra uomo, società e natura”.
Ecco una prima classifica dei 20 mercati più importanti di Pitti Uomo:
Germania, Giappone, Olanda, Regno Unito, Spagna, Turchia, Francia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Russia, Corea, Cina, Austria, Grecia, Portogallo, Svezia, Danimarca, Canada, Cina-Hong Kong.
Carmine Russo
10 Gennaio 2020