Moda, Tessile, Abbigliamento

Womenswear: bene l’export, in calo la domanda interna

settembre 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Nel 2013 la moda femminile italiana (nella presente accezione comprensiva di vestiario e maglieria esterna, camiceria e confezione in pelle) è scesa al di sotto dei 12,2 miliardi di euro, archiviando un calo del -1% rispetto al 2012 (dinamica che conferma sostanzialmente le stime rilasciate lo scorso Febbraio allorquando, in sede di bilancio pre-consuntivo, si era prevista una chiusura d’anno a -0,9%). Nell’ambito della filiera Tessile-Moda, la moda femminile continua a rivestire un ruolo di primo piano, assicurando il 24% del fatturato complessivamente generato lo scorso anno.

L’industria della moda femminile italiana
Il comparto preponderante (61,9% del fatturato complessivo della moda donna), ovvero il vestiario esterno, ha palesato una flessione media annua superiore alla media (-2,1%), mentre sia la pelle sia la maglieria si sono mosse in area positiva (anche se la seconda su ritmi inferiori all’unità). La camiceria, infine, ha segnato una sostanziale stabilità rispetto al risultato del 2012 (-0,2%). La produzione effettuata in Italia (variabile calcolata al netto dei proventi derivanti dalla commercializzazione di prodotti importati) evidenzia un calo del -0,4%. A incidere negativamente sui risultati settoriali è stata la domanda interna, che ha portato ad un ulteriore peggioramento dei consumi, scesi a quota – 7,1%.


Ben più favorevole si è rivelata, invece, la domanda estera. Le vendite sui mercati internazionali hanno concorso al 57,7% del turnover settoriale, sperimentando un aumento su base annua del +2,9%; di contro, l’import, pur in decelerazione rispetto al più gravoso dato del 2012, è rimasto interessato da una dinamica negativa, nella misura del – 3%. A fronte del suddetto andamento degli scambi con l’estero in entrata ed in uscita dall’Italia, l’avanzo commerciale del settore guadagna oltre 310 milioni di euro, portandosi al di sopra dei 3,3 miliardi di euro.

I risultati più gravosi si riscontrano ancora una volta per la confezione in pelle (-14,2%), anche se proprio il comparto preponderante, ovvero il vestiario, arretra del -9,2%. Il consumo di camiceria segna, invece, un calo del -5,4% nel periodo monitorato, mentre quello di maglieria contiene la flessione al -3,5%.

In termini di canali distributivi, le catene, primo canale per valore di moda donna intermediato con uno share del 41%, hanno accusato una flessione, pari al -3,4%; il dettaglio indipendente, sceso a quota 29%, ha invece sperimentato un cedimento non marginale, corrispondente al -16,6%. Non mancano, tuttavia, segnali in controtendenza; se gli outlet non vanno oltre un +0,4%, i grandi magazzini mostrano una crescita del +1,5%, ma è soprattutto l’e-commerce ad evidenziare la dinamica più sostenuta, pari al +40%.

Il commercio con l’estero nel primo semestre del 2014

Secondo i dati ISTAT ad oggi disponibili, relativi al periodo gennaio-giugno 2014, l’interscambio con l’estero di moda donna conferma il trend favorevole sul fronte export, assistendo, peraltro, ad un ritorno in area positiva anche delle importazioni. In particolare, nel primo semestre dell’anno in corso, le vendite estere di womenswear hanno evidenziato un aumento pari al +4% (accelerando, dunque, rispetto al +2,3% del cumulato ad aprile recentemente diffuso), mentre l’import è parallelamente cresciuto del +7,7% (anche in tal caso superando il +5,8% registrato nei primi quattro mesi del 2014).

Il settore, pertanto, mantiene un ampio surplus commerciale con l’estero (nel primo semestre di poco superiore agli 1,5 miliardi di euro), palesando una sostanziale stabilità rispetto ai livelli del corrispondente periodo del 2013 (-9 milioni di euro circa).

Analizzando le performance per macro-aree geografiche, nel caso delle esportazioni, la UE segna un incremento del +5,1%, mentre le aree extra-UE irrobustiscono il trend rispetto ai primi quattro mesi, raggiungendo una crescita del +2,9%.

Contestualmente, l’import registra una dinamica del +10,4% dal mercato comunitario e del +5,6% dall’area extra-UE, che, si ricorda, rappresenta il 54,3% dell’import totale di settore. Sgranando maggiormente l’analisi in termini geografici, al di là del dato medio per macro-aree, si rende opportuno analizzare i risultati evidenziati dai singoli Paesi, in grado di rispecchiare meglio l’andamento di ciascun mercato.

Tra i mercati UE, Francia e Germania, rispettivamente primo e secondo mercato di sbocco della moda femminile made in Italy, segnano rispettivamente un +1,1% e un più deciso +5,6%. In crescita risultano anche le vendite dirette nel Regno Unito (+15,5%) e nei Paesi Bassi (+12,7%), mentre la Spagna non va oltre al +1%. Austria e Belgio frenano, invece, al -0,3%. Relativamente ai mercati extra-europei, la Russia – scesa al terzo posto tra i principali sbocchi della moda donna – accusa, complice la delicata situazione politica, una perdita del -8,3% (parallelamente l’Ucraina cala del -16,6%).

Il mercato americano si mantiene, invece, molto vivace, crescendo su ritmi del +7%, unitamente ad Hong Kong e Cina, che registrano rispettivamente un incremento del +19,9% e del +34,4%; se sommato, l’export diretto in questi due mercati salirebbe in quarta posizione nel ranking dei maggiori sbocchi della moda donna italiana, dopo la Russia. Di contro, il Giappone flette del -5,1%.

Considerando i principali supplier, da gennaio a giugno 2014 si riscontra un cambio di passo per l’import dalla Cina, tornato in area positiva (+1,8%), ed in grado così di assicurare il 21,4% dell’import settoriale. La Francia, che sperimenta un’evoluzione positiva del +8,4%, si conferma il secondo fornitore, sempre davanti alla Romania, la quale, invertito il trend, torna ad assistere ad un aumento del +3,9%.

L’approvvigionamento dal Bangladesh si mantiene in crescita, su ritmi particolarmente vigorosi, segnando nello specifico un +26,7%, mentre l’India sperimenta un incremento del +3,2%. Con riferimento a paesi di più breve raggio, si rilevano contrazioni dell’import nel caso della Turchia (-10,1%), della Tunisia (-11,3%) e della Bulgaria (-6%); di contro, la moda donna proveniente dalla Spagna mette a segno un +15,3%, mentre, pur su valori più contenuti, la Croazia sperimenta un mini-boom (+38,5%).

Disaggregando il dato per linea di prodotto (cfr. Fig. 2), nella prima metà del 2014 il fatturato estero delle merceologie qui monitorate risulta caratterizzato da una generalizzata dinamica positiva. Il vestiario esterno e la maglieria donna archiviano una crescita delle vendite estere rispettivamente pari al +2,1% e al +4,6%, ma sono soprattutto la camiceria e la pelle ad evidenziare il maggior dinamismo: l’una cresce del +11,2%, l’altra del +21,1%. Relativamente all’import di capi femminili dall’estero, si registrano crescite comprese tra il +4,2% rilevato per il vestiario e il +12,5% rilevato per la maglieria.


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