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A Parigi parata di debutti eccellenti

ottobre 3 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Eventi, News

Continua a Parigi nelle afose giornate di inizio ottobre la lunga estate calda di una interminabile soap opera fashion, quella delle nuove nomine al timone stilistico delle maison rimaste orfane dei loro osannati direttori creativi. Fiato sospeso allo show di Dior venerdì scorso, ma nessuna news sul dopo-Galliano. Debutto in pedana nel weekend per Miyamae da Miyake, Liu e Sun da Cacharel e il duo Leon e Lim da Kenzo.
Sulle futuro artefice dello stile Dior, Sidney Toledano resta evasivo ma qualche fonte attendibile vicina a lui, come riportato da Suzy Menkes sull’Herald Tribune, fa sapere che Marc Jacobs è il candidato preferito e che ormai è solo questione di mesi per la sua investitura ufficiale (vedi anche fashionmagazine.it del 30 settembre scorso).
Nel frattempo si vocifera che il suo scettro da Louis Vuitton potrebbe toccare a Tom Ford ma più probabilmente a Phoebe Philo, che ora disegna Céline con un discreto successo. Per ora però la partita è ancora aperta: chissà se sarà Marc Jacobs a palesarsi già alla fine del prossimo défilé di alta moda della maison di avenue Montaigne? Di certo pare non Bill Gaytten, assistente di Galliano per molti anni, che a luglio con la couture non ha convinto del tutto. Stavolta per la collezione boutique aggiusta il tiro proponendo una rivisitazione garbata, ma un po’ melliflua, della robe princesse di Christian Dior in materiali come gazaar e organza di seta. Da John Galliano Gaytten esordisce come nuovo direttore creativo – e pare che qui debba restare per un po’- e per la sfilata alla Galerie de la Mineralogie di Parigi, ispirata alla favola di Mary Poppins, manda in pedana giacche con le spalle ad arco, gonne a ruota, tacchi tempestati di Swarovski e abiti ricamati nude look da diva un po’ osé, un po’ Bella Otero.
Battesimo del fuoco superato a pieni voti da Issey Miyake per il talentuoso Yoshiyuki Miyamae, che propone una collezione ispirata alle piante e alla poesia del vento che fa sollevare abiti aquilone e tute in chiffon in colori pastello, di grande malia.
Volti nuovi anche da Cacharel e Kenzo. Per il marchio storico legato alle stampe da jeune fille si fanno avanti i due nuovi creativi Ling Liu e Dawei Sun, con pieghe come origami floreali e stampe di acquerelli di fiori immaginari. Da Kenzo, che dopo otto anni dice addio a Marras, la coppia creativa di Opening Ceremony, ossia Humberto Leon e Carol Lim, manda in passerella Chloë Sevigny in una tuta bluette di taffetà tecnico sulle note di Jason Schwartzman, il Luigi XVI del film di Sofia Coppola “Marie Antoinette”, e fa faville con una prova che è un en plein, fra colori primari desunti dalle tele di Ellsworth Kelly, sandali in faille annodati alla caviglia e stampe a macro-rete da pesca con borsette in tema.
Acuti di stile e decorativismo barocco, in linea con lo spirito della maison, da Balmain, dove il giovane Olivier Rousteing, nuovo stilista del marchio parigino, riecheggia il Messico e lo sfarzo dei costumi di Elvis e delle ballerine di Las Vegas per una collezione dal glamour latino, talvolta memore di Versace anni ’90 ma con una carica e una perizia artigianale nuove.
Da Balenciaga Nicholas Ghesquières convince con creazioni che si evolvono sul corpo partendo dal corpo, grazie a una sperimentazione materica superiore al solito e cappelli originali ispirati all’archivio. Colpo d’ala da Haider Ackermann, che sfodera estro e modernità nei suoi modelli ispirati a Lord Byron in versione rockabilly. Elbaz chez Lanvin si rifà agli angeli sostituendo le loro ali con le spallone da rugbista e cita Valentino anni ’70 con i suoi serpenti ricamati, mentre Gaultier da un po’ di tempo tende a citare se stesso, fra gessati, camicie in tessuti croccanti, pantaloni aperti sulle gambe e body nude look ricamati effetto tatuaggio.
Buona prova da Céline di Phoebe Philo, che ridefinisce le proporzioni con interessanti giochi di volumi fra bluse svasate dalle falde basculanti, gonne plissé bicolori e pantaloni affusolati in broccato. Sublime il maschile al femminile di Hermès, che con Christophe Lemaire prende il volo grazie a sapienti intrecci di seta e camoscio, abiti plissettati, sandali con calzini bianchi e bluse-kimono dai profili àjour. Di gran classe.
Intanto nelle retrovie della couture parigina si prepara il rilancio in grande stile di un altro big del passato appannato dal tempo: Courrèges.
e.m.a.

 

(da Fashion magazine)


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