Moda, Tessile, Abbigliamento

Dibattito in aula sul Made in: si aprono nuovi margini di lavoro

gennaio 18 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, Prato

In un dibattito in aula, il Parlamento europeo chiede di nuovo che si renda obbligatorio il marchio d’origine per i beni (tra i quali l’abbigliamento e le calzature) importati da Paesi extra-Ue. Dopo uno scambio di vedute con De Gucht, secondoMuscardini – che chiede un impegno specifico al Governo italiano – si aprono nuovi margini di lavoro.

Come riferisce l’onorevole Cristiana Muscardini – vicepresidente della Commissione Commercio Internazionale e relatrice del Regolamento Made in bloccato in ottobre – il commissario Ue al Commercio Karel De Gucht ha affermato in aula che il Parlamento può dire la sua opinione prima che la Commissione decida effettivamente il ritiro. “Ancora una volta – spiega – ha dimostrato di non volerne tenerne conto, anche se alla fine ha dichiarato di essere disposto ad altre soluzioni e a esaminarle con i parlamentari”.

Secondo l’onorevole, il Regolamento non è obsoleto, perché quello votato dall’aula nel 2010 era diverso da quello originale ed aveva ottenuto, dopo la grande approvazione del Parlamento, il pieno consenso dello stesso De Gucht. “Non può essere nemmeno sostenuta la tesi – prosegue – che all’interno dell’Omc coesistano, in uno spirito di piena e corretta concorrenza, Paesi che garantiscono l’informazione ai cittadini e alle proprie imprese, mentre l’Ue è condannata ad essere privata di tale diritto democratico”.

Non tutto però sembra essere perduto. “De Gucht – dice Muscardini – ha parlato di un probabile interessamento del dossier da parte del vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani. In più affronterà una discussione in Commissione Commercio su nuove soluzioni che vogliamo siano in linea con l’impianto attuale del Regolamento”.

L’europarlamentare chiede ora all’attuale e al prossimo Governo italiano un impegno “specifico e inderogabile” per ottenere l’approvazione di un provvedimento necessario “per riportare correttezza nel mercato, nonché fiducia e lavoro nell’impresa”.

e.f. (da Fashion magazine)

 


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