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I sindacati dell’Ice contrari alla Spa per l’internazionalizzazione

settembre 23 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News

A due mesi dall’entrata in vigore del decreto di soppressione dell’Ice, i sindacati Cgil, Uil, Cisal/Fialp si dichiarano contrari all’ipotesi “ventilata in ambienti del ministero dello Sviluppo Economico”, che l’istituto, ente pubblico non economico, venga trasformato in società per azioni. E lanciano un appello per salvare il “made in Italy”.
A proposito della trasformazione dell’Ice in Spa, le organizzazioni sindacali precisano che l’attività di sostegno all’internazionalizzazione ha natura pubblica, è un servizio di interesse generale e come tale è lo Stato che deve gestirlo, controllarlo e finanziarlo. Il problema della privatizzazione secondo Cgil, Uil, Cisal/Fialp non sta tanto nella sottoscrizione del capitale sociale ma nella copertura delle spese correnti. “Sarebbe velleitario – dicono – pensare di ottenerla attraverso la vendita di servizi formativi, di assistenza e promozionali”.
Un altro problema sono gli uffici e le sezioni all’estero che, perso lo status di entità governative, sarebbero soggetti al pagamento delle imposte dirette e indirette vigenti nei rispettivi Paesi in cui hanno sede. I sindacati stimano, in questo caso, un aggravio di costi quantificabile in decine di milioni di euro l’anno.
La soluzione indicata dalle associazioni dei lavoratori è quindi la riattivazione dell’operatività dell’Istituto, che garantirebbe un’immediata ripresa dell’attività di promozione all’estero, e in seguito la costituzione di un’agenzia governativa sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio che, pur mantenendo la natura di ente pubblico non economico, “potrebbe comunque assumere una struttura più razionale e flessibile, nonché procedure più snelle rispetto al vecchio Ice”.
“Nella situazione attuale, migliaia di Pmi sono sprovviste del supporto informativo e organizzativo sui mercati esteri, centinaia di eventi promozionali sono stati cancellati e così molte opportunità d’affari”, lamentano i sindacati. Ultimo grido d’allarme: sembra che alcune amministrazioni regionali intendano avventurarsi sui mercati esteri, creando proprie agenzie di promozione, “con conseguente pletora di incarichi e di poltrone, sperpero di fondi pubblici, ma soprattutto polverizzazione del Made in Italy”.
e.f.

(da Fashion magazine)


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