La congiuntura Tessile-Abbigliamento nel distretto pratese. Gli imprenditori vedono nero e chiedono politiche di sviluppo
dicembre 6 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, PratoDa settembre del 2011 ci stiamo muovendo in uno scenario difficile, il secondo tempo della crisI che era avviata nel 2011. Adesso la fonte della crisi e’ in Europa, prima veniva dagli USA. Appesantiti dai costi in forte aumento dell’energia, da un credito sempre piu’ inaccessibile, da un fisco pesantissimo, le imprese lamentano di non poter immaginare un modo per agganciare la ripresa. Una ripresa che prima o poi arriverà, ma che adesso sembra lontana.
È’ un quadro a tinte fosche quello dipinto dall’indagine congiunturale sul tessile abbigliamento elaborata dalla Camera di Commercio di Prato e da Unione Industriale Pratese in collaborazione con Confartigianato e Cna
“Non emerge un quadro rassicurante, ma con questo dobbiamo fare i conti. – commenta Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio di Prato – non credo che sia giusto nemmeno parlare di crisi, ma come di un momento di grande cambiamento. Elevato costo di credito e energia sono due zavorre per lo sviluppo delle aziende. Affianchiamo a una politica del rigore, una politica di sviluppo”.
Alle due zavorre si aggiunge anche la pressione del fisco. – aggiunge Andrea Tempestini, vicepresidente Unione Industriale Pratese – Giochiamo le olimpiadi con gli altri paesi, ma noi abbiamo anche gli ostacoli, non solo i cento metri lisci che corrono gli altri. Come imprese stiamo cercando di fare la nostra parte, siamo sempre più efficienti, ed è’ grazie alla nostra voglia di fare che siamo ancora sul mercato. Toglieteci le zavorre, permetteteci di agganciare la ripresa”.
“In questo contesto lasciatemi segnalare anche una preoccupazione nuova: – conclude Roberto Fabbri, presidente di Federmoda – la responsabilità solidale, che ha messo in condizione tutti gli artigiani di auto certificare il pagamento di contributi, tasse, etc. Alcune aziende sono davvero in difficoltà. Aggravio di burocrazia incredibile, sia per noi che per i committenti.”.
Il quadro generale
In un contesto di domanda interna fortemente compressa dalla forza d’urto delle ripetute manovre fiscali d’emergenza e dal repentino peggioramento delle condizioni del credito legato alla crisi di fiducia sul nostro debito sovrano, la manifattura italiana non ha potuto far altro che affidarsi, nel corso del 2012, alla domanda estera.
Il convergente e progressivo rallentamento in atto a livello internazionale sta chiudendo in forte sofferenza un anno che, se non ancora nelle quantità certamente nell’incertezza e negli umori, ricorda molto – visto almeno dal nostro paese – il 2009, l’anno di deflagrazione della crisi.
Il clima di opinioni nel distretto pratese
L’indagine riferita alla chiusura del primo semestre 2012 e alle aspettative per il secondo semestre 2012 effettuata a ottobre-novembre intervistando 268 imprenditori dei settori tessile, abbigliamento e meccanotessile pratesi, riflette le condizioni sopra descritte: la forte caduta delle aspettative già registrata ad aprile ha subito un ulteriore, lieve, peggioramento.
La chiusura del primo semestre nei giudizi degli imprenditori
E’ un fatto, tuttavia, che il quadro a consuntivo espresso a ottobre dagli imprenditori sull’andamento dei primi 6 mesi del 2012 sia migliore di quanto previsto lo scorso aprile, pur nella divergenza di valutazioni, in generale, di produttori e terzisti.
Nel peggiore giudizio di questi ultimi sono facilmente identificabili le tracce della compressione dei margini lasciate dagli abnormi incrementi dei costi dell’energia elettrica e del gas.
I giudizi meno aspri a consuntivo sono confermati oggettivamente dall’andamento degli indicatori indiretti della produzione (consumi di energia, ore lavorate, scarichi idrici), che si rispecchiano anche nell’andamento dell’export locale del primo semestre.
La seconda parte del 2012 nei giudizi degli imprenditori
Il miglior andamento del primo semestre rispetto alle previsioni non è riuscito a risollevare i giudizi degli operatori pratesi dei settori tessile, abbigliamento e meccanotessile nella rilevazione effettuata ad ottobre. Sotto la spinta del peggioramento dei mercati registrato a luglio e al vuoto di domanda di settembre il barometro delle aspettative ha registrato una ulteriore flessione con non apprezzabili differenze tra produttori e terzisti.
Nei dati quantitativi degli indicatori indiretti della produzione, intanto, si è registrato un notevole peggioramento dei volumi lavorati nel terzo trimestre 2012.
Il clima pessimista si manifesta anche nelle previsioni sull’andamento dei vari mercati. Il bacino di vendita italiano è quello che desta le maggiori preoccupazioni, mentre le previsioni migliorano via via che ci si allontana dall’Italia e, più in generale, dall’Eurozona. Si riscontrano inoltre molte differenze tra i vari settori produttivi.
La crisi attuale vista dalle imprese pratesi
Anche in occasione di questa indagine si è ritenuto di replicare la domanda sugli aspetti più preoccupanti dell’attuale quadro economico. Le risposte non sono variate significativamente dalla volta scorsa.
E’ da rilevare come la possibilità di “un rafforzamento dei competitors” raccolga, non solo a livello generale ma anche in ognuno dei comparti considerati, il più basso grado di consenso. Molta più preoccupazione viene espressa in ordine “al calo dei consumi” e “politiche economiche e fiscali del governo”.
La situazione delle lavorazioni conto terzi
La continua evoluzione del ciclo economico, soggetto a oscillazioni repentine e spesso marcate, unita alle ricadute che una simile evoluzione produce nella percezione e negli umori degli operatori, rende assai complesso elaborare un’analisi interpretativa oggettiva e coerente della situazione congiunturale del distretto.
In generale, come sottolineato in precedenza, il quadro di consuntivo sul primo semestre 2012 tratteggiato dagli imprenditori appare tutto sommato migliore rispetto a quelle che erano le previsioni formulate ad aprile: i giudizi totalmente negativi sulla chiusura delle lavorazioni per la prima parte dell’anno si sono assestati al 3,1% delle risposte, a fronte di attese che erano orientate al pessimismo più cupo in circa il 36,0% dei casi.
Il dato aggregato, tuttavia, cela tra le sue pieghe un malessere abbastanza diffuso presente tra le lavorazioni terziste: infatti, anche se la quota di quanti hanno dichiarato di aver chiuso “male” il primo semestre appare relativamente contenuta (2,2%), i dati evidenziano un altro 37,4% di valutazioni sostanzialmente negative (“non bene”), cui si aggiunge il grosso delle risposte (circa il 60%) concentrato sull’opzione “né positivo, né negativo”. Quest’ultimo dato, a prima vista neutro, lascia in realtà ben poco spazio ad una valutazione anche solo moderatamente positiva se inquadrato nell’attuale contesto di prolungata e persistente depressione del ciclo.
Sempre guardando ai dati di consuntivo sulla prima parte del 2012, gli operatori del contoterzi hanno espresso un giudizio negativo sulle quantità lavorate nel 38,0% dei casi; dato, quest’ultimo, che peggiora ulteriormente se riferito alla redditività (40,3% di risposte negative), con forti punte di soffrenza per tintorie e rifinizioni che sono i comparti più esposti all’incremento dei costi energetici.
Il quadro appena descritto, inoltre, non appare destinato a migliorare in tempi brevi. In termini di attese per i prossimi mesi, infatti, il 44,1% degli operatori del contoterzi ha espresso un giudizio insoddisfacente per ciò che concerne le quantità in lavorazione (con un incremento di circa 6 punti percentuali rispetto al dato del primo semestre), mentre, per quanto riguarda la redditività attesa, la quota di imprenditori che ha formulato previsioni negative ha superato la soglia “critica” del cinquanta percento(54,1%, con un incremento di 11 punti rispetto al primo semestre 2012).
In questo contesto tutt’altro che favorevole, sembra potersi confermare (anche se in leggero calo rispetto alla precedente rilevazione) una certa tenuta dei livelli occupazionali, dati per stabili nell’86,6% delle risposte. Se da un lato ciò può essere confortante, dall’altro può nascondere il fatto che ormai, come detto anche in precedenti rilevazioni, le imprese sono giunte ad una soglia oltre la quale non è possibile fare a meno dei dipendenti pena la cessazione dell’attività.
Anche il grado di utilizzo degli impianti (70%) recupera qualche punto percentuale rispetto al 2° semestre 2011, ma appare ben distante dai livelli raggiunti nel 1° semestre 2011 (79,6%). La rilevanza di questo dato, in ogni caso, appare oggi sostanzialmente sminuita dalla ridotta capacità produttiva complessiva del distretto.
Anche nel caso dei terzisti, infine, tra le preoccupazioni principali riferite ai diversi aspetti dell’attuale conteso economico, non figura l’eventualità di un ulteriore rafforzamento dei concorrenti, bensì il calo generalizzato dei consumi e, soprattutto, l’incremento dei prezzi delle utilities nonché, come nel caso dei produttori e committenti, le politiche economiche e fiscali restrittive poste in essere dal Governo.